Michele Croese

E guerra e morte
Monteverdi traduttore del Tasso

ECIG, Genova 2009

 

 

 

 

Nel 1638 Claudio Monteverdi pubblica a Venezia il suo Ottavo Libro di madrigali,
estrema silloge di un corpus straordinario che coincide con l'apogeo
del madrigale tardo rinascimentale e la sua successiva dissoluzione, agli albori dell'opera barocca.
Nell’ambito di questa raccolta il Combattimento di Tancredi e Clorinda,
in “genere rappresentativo”, si configura come una trasmutazione delle ottave 52-68
del XII canto della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso,
e come fortunato epilogo di un sodalizio artistico ideale tra il compositore e il poeta.
Ma nel contesto eterogeneo dei madrigali “guerrieri e amorosi” dell’Ottavo Libro
il Combattimento di Tancredi e Clorinda> resta, soprattutto, l’opera in cui,
nell’intento di rendere “l’armonia serva e non padrona dell’oratione”,
Monteverdi si spinge oltre i limiti della consueta pratica,
caratterizzata dal concetto generico di ‘imitazione’,
tentando, attraverso l’uso di soluzioni musicali inaudite, una rifondazione del linguaggio musicale del tempo.
Proponendo un’analisi del Combattimento di Tancredi e Clorinda in quanto
traduzione intersemiotica del celebre episodio tratto dal XII canto della Liberata,
questo saggio cerca di far luce sull’importanza che ebbe questo ‘madrigale’ nella riflessione teorica di Monteverdi,
in relazione ai testi più autorevoli della letteratura (poetica e musicale) del tardo Cinquecento,
e del Tasso in particolare, ricostruendo l'ambiente culturale in cui si mossero,
da assoluti protagonisti, il musicista ed il poeta, ed evidenziando i loro rispettivi intenti.
Nella celebrata aderenza della partitura al testo sarà così possibile cogliere
un’aporia di fondo, là dove le ragioni poietiche di Monteverdi si rivelano
diametralmente opposte alle istanze che indussero Tasso a compiere,
in queste ottave, un’ardita operazione letteraria:
la sintesi dei più alti generi, la tragedia e l’epica.


 

 



 

 



 

 



 

 



 

 



 

 




Questo saggio è tratto da una ricerca sulle prime traduzioni delle ottave 48-70 del XII canto della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, compiuta presso l’Università degli Studi di Genova tra il 2004 e il 2007 nell’ambito di una tesi di dottorato in lingue e culture comparate.
Per l’impostazione complessiva del lavoro originale, intitolato Tancredi e Clorinda al paragone. Genesi, riformulazione, traduzione e trasmutazione di un archetipo, si è tenuto conto di un breve ma ben noto intervento di Roman Jakobson sul problema della traduzione [Roman Jakobson, “Aspetti linguistici della traduzione”, trad. it. di Luigi Heilmann e Letizia Grassi, in AA.VV. Teorie contemporanee della traduzione, a cura di Siri Nergaard, Bompiani, Milano 1995, pp. 51-62], dove lo studioso proponeva, da un punto di vista eminentemente linguistico, un modello tripartito delle forme della traduzione, destinato a diventare celebre:

1) la traduzione endolinguistica o riformulazione (rewording);
2) la traduzione interlinguistica o traduzione propriamente detta (translation proper);
3) la traduzione intersemiotica o trasmutazione (transmutation).

A detta di Siri Nergaard, che pur non ha mancato di segnalarne i limiti della prospettiva essenzialmente linguistica, il modello proposto da Jakobson “è ancora valido, e anzi per molti versi deve ancora essere messo ‘in pratica’ (pensiamo alla traduzione intersemiotica)” [Siri Nergaard, in AA.VV. Teorie contemporanee della traduzione, cit., p. 21], e proprio in quest’ottica si è stabilito di prenderlo come punto di riferimento nel tentativo di organizzare la ricerca in linea con un coerente assunto/progetto teorico, integrato, per quanto è stato possibile, secondo le più recenti prospettive che hanno caratterizzato l’evoluzione dei translation studies negli ultimi decenni: il lavoro ha assunto così la fisionomia di uno studio sui vari aspetti della traduzione applicato ad uno stesso testo, laddove:

-come esempio di traduzione endolinguistica si è considerato il caso, particolarmente interessante e sui generis, di un autore che “traduce” se stesso, come fa il Tasso, riformulando nelle sue opere (ovvero dal Gierusalemme, databile presumibilmente al 1561, fino alla Conquistata, pubblicata nel 1593) determinate situazioni e soluzioni poetiche, nonché caratteristiche e peculiari psicologie;
-come esempi di traduzione interlinguistica si sono studiate le prime traduzioni in francese, inglese e polacco della Liberata. Particolarmente complesso si è rivelato il caso delle traduzioni francesi, che con le opere di Jean Du Vignau, Blaise de Vigenère e Pierre de Brach, pubblicate tra il 1595 e il 1596 offrono un panorama estremamente vario e articolato in merito agli esiti ed alle scelte stilistiche adottate, e, soprattutto, attestano una ricezione immediata dell’opera del Tasso in Francia. Successive le traduzioni inglese e polacca; la prima si deve ad Edward Fairfax e fu pubblicata a Londra nel 1600, la seconda a Piotr Kochanowski, e venne pubblicata a Cracovia nel 1618;
-infine, come esempio di traduzione intersemiotica, si è proposta l’analisi della versione musicale di Monteverdi, autentica trasmutazione dell’originale poetico del Tasso.

Storicamente la ricerca si è svolta, pertanto, in un arco di tempo compreso tra la seconda metà del XVI secolo e i primi tre decenni del XVII secolo; nell’ambito di questo periodo si è cercato di tenere conto, relativamente all’argomento specifico, dei contributi più rilevanti nell’ambito della cultura italiana, francese, inglese e polacca.
Prima di procedere all’analisi sistematica delle traduzioni, si è ritenuto altresì opportuno considerare il problema delle fonti del Combattimento (essenziale in un autore che, per dirla con il Getto, era solito “poetare con i classici aperti sul tavolo” [Giovanni Getto, Interpretazione del Tasso, ESI, Napoli 1951, p. 183]), nell’ottica di verificare la manipolazione degli archetipi operata dal Tasso in virtù delle sue personalissime esigenze poetiche e poematiche. Si è tentato, cioè, di individuare e circoscrivere, relativamente ai testi qui presi in considerazione, le caratteristiche proprie di quell’ipertestualità che, secondo Genette, “ha il merito specifico di rilanciare costantemente le opere antiche in nuovi circuiti di senso” [Genette, Palinsesti].
Il lavoro, nel complesso, si è svolto secondo tre ambiti di ricerca propri della letteratura comparata contemporanea, che il modello teorico proposto da Jakobson ha avuto, per così dire, il merito di integrare ed armonizzare in un progetto più vasto, unitario e coerente:

1) il problema dei temi e miti letterari;
2) il problema della traduzione;
3) il problema della ricerca interartistica.

Al di là di questo volume sul problema specifico Tasso-Monteverdi, parti significative del lavoro originale (Tancredi e Clorinda al paragone. Genesi, riformulazione, traduzione e trasmutazione di un archetipo) sono apparse nei seguenti contributi:

-"Peroratio in adfectibus: il Combattimento di Tancredi e Clorinda nella Gerusalemme Liberata", in Campi Immaginabili, n. 36/37, dicembre 2007, pp. 105-135.

-"Peroratio in rebus: il Combattimento di Tancredi e Clorinda nella Gerusalemme Conquistata", in Campi Immaginabili, n. 38/39, dicembre 2008, pp. 37-80.

-“Il Combattimento di Tancredi e Clorinda nella traduzione della Gerusalemme liberata di Piotr Kochanowski”, in Luca Busetto (a cura di), La traduzione come strumento di interazione culturale e linguistica, Milano: Qu.A.S.A.R., 2008, pp. 71-90.

-“Il Combattimento di Tancredi e Clorinda nelle prime traduzioni francesi della Liberata”, in Studi Tassiani, 55, 2007, pp. 75-106.

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